Gildo Angelo Carabelli
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CARABELLI

CARABELLI
Il COGNOME , o "casato", è il nome della famiglia e ne identifica tutti i discendenti. Per tale motivo ogni ricerca per ricostruire la storia e la genealogia di una famiglia, o determinare l'esistenza di uno suo stemma documentato, deve partire proprio dallo studio del cognome.

L'onomastica è la disciplina che studia i cognomi, la loro origine, il loro significato etimologico, le modifiche e trasformazioni subite nel tempo e la loro diffusione sul territorio. Forse pochi sanno che l’Italia detiene nel mondo il primato per il numero dei cognomi: ben 350.000 forme cognominali, in media un cognome ogni 8600 italiani! Tantissimi, se si pensa che in Cina, a fronte di una popolazione che ha superato ampiamente il miliardo di abitanti, si riscontrano appena un migliaio di cognomi. I Romani per riconoscersi usavano il praenomen (corrispondente al nostro nome di battesimo) e il nomen (il nostro cognome), che indicava la gens (la famiglia) di appartenenza dell’individuo. Solamente in epoca tarda, a partire dall’età di Silla, al praenomen e al nomen poteva aggiungersi il cognomen: una sorta di soprannome, nel caso in cui bisognasse distinguere individui aventi identici praenomen e nomen. È a partire dalla fine del Medioevo che inizia il processo di formazione dei moderni cognomi italiani, coprendo un arco temporale che si concluderà tra il Settecento e l’Ottocento. Dalla fine della potenza romana e fin verso l’Ottavo secolo, il riconoscimento di una persona poggiava ancora sull’adozione del semplice nome di battesimo (l’antico praenomen latino). 

Tre erano i sostrati linguistici su cui poggiava il repertorio onomastico alto-medievale: al più antico, quello latino, si era sovrapposta l’onomastica cristiana, che aveva mantenuto molti nomi pagani, integrandoli con l’apporto di nomi biblici. Infine, il sostrato più recente, l’onomastica dei popoli germanici (goti, longobardi, franchi), che si erano avvicendati nel dominio della penisola italiana. Inizialmente, l’uso dei nomi germanici rimase confinato al loro specifico ambito etnico e ciò permise ancora la sopravvivenza dei sostrati più antichi (latino e cristiano). Fino all’Ottavo secolo, l’esistenza di tre distinte tradizioni linguistiche offriva dunque un ben differenziato e articolato patrimonio onomastico, rendendo ancora possibile, senza incorrere in frequenti omonimie, l’uso di un solo nome personale. Tale sistema era sufficiente in una realtà chiusa e statica quale quella feudale, caratterizzata da uno scarso dinamismo demografico. Ma, alla fine del primo millennio, la rinascita demografica della popolazione europea, il rifiorire dei traffici e dei commerci, la ripresa dell’inurbamento, imporranno un diverso sistema di identificazione delle persone, che evitasse i sempre più frequenti fenomeni di omonimia. Anche il progressivo prevalere dei nomi germanici, e la conseguente decadenza dell’onomastica latina e cristiana, determinarono una semplificazione nella scelta dei nomi personali, che contribuì ad alimentare i casi di confusione nella identificazione delle persone. L’uso del solo nome di battesimo si rivelò insufficiente. Si impose dunque la necessità di coniare nuovi epiteti da aggiungere al nome individuale. I cognomi nacquero come veri e propri soprannomi personali. Come tali, essi condensavano, nel loro “significato”, un qualche aspetto della condizione personale degli individui a cui facevano riferimento. Un individuo che, per esempio, si chiamasse di nome Giorgio ed esercitasse il mestiere di fabbro, poteva essere soprannominato “Giorgio Ferraro”. I suoi figli, a loro volta, avrebbero ereditato il soprannome del padre e costoro lo avrebbero trasmesso ai propri discendenti: nasce la famiglia dei “Ferrari”. Nell’arco di non molte generazioni dunque, un soprannome, divenuto ereditario, si trasformava in cognome. Esso smarriva la sua originaria valenza di “soprannome personale”. Essendo riferibile a più membri di una medesima famiglia, la sua funzione era di distinguere, all’interno di comunità cittadine ormai numerose, non più e non solo le singole persone, quanto piuttosto un gruppo famigliare. Sarà il Concilio di Trento, a metà del Cinquecento, che imporrà l’istituzione dei primi registri battesimali, dove, accanto al nome proprio, veniva fatto obbligo al sacerdote di annotare anche il casato del neonato. Successivamente, quando con il sorgere dell’anagrafe, tra Settecento e Ottocento, inizierà la registrazione civile dei cognomi, il sistema cognominale europeo sarà quasi del tutto strutturato e stabilizzato.

CARABELLI:


Tipico del nord-milanese e varesotto, di provenienza certa Elvetica ( Mendrisiotto e in particolare Castel San Pietro, ove esiste ancor oggi il Borgo dedicato agli Artisti e Scultori Carabelli che vennero chiamati nel XV sec. presso la Fabbrica del Duomo di Milano per realizzare statue,frontoni e pinnacoli ), potrebbe derivare da un soprannome originato dal vocabolo medioevale " CARABO "  (sorta di imbarcazione a vela utilizzata appunto nella zona lacustre dell'attuale lago di Varese e Lugano ),oppure più probabilmente dal latino Carra Belli ( Carrum , plurale = CARRA  e  Bellum , genitivo = BELLI  >>  traduzione =  carri di guerra ) .Probabilmente si riferiva ad una famiglia di artigiani - imprenditori specializzati nella costruzione di veicoli / attrezzature belliche.
A rafforzare di tale ipotesi è anche l'emblema araldico in cui compare un Grifone dotato di Corazza da combattimento nell'atto di abbattere una Torre Pretoria, quasi un emblema pubblicitario per esprimere la forza e l'efficacia dei prodotti della loro arte.
Nel tempo ,con la fusione dei due vocaboli si perse la doppia " R " e rimase l'attuale " CARABELLI
Cognome peraltro molto antico, in un atto custodito nell'Archivio Notarile di Milano datato 1483 si trova: in qualità di teste un tal "...Abondius de Carabellis ...".

Foto varie

Castel SanPietro

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